Riflessione sul Vangelo della Domenica da "maranatha.it"
Il vangelo è denuncia profetica di ogni ordinamento ingiusto e rivelazione delle cause profonde dell’ingiustizia. Anche il povero può essere un ricco potenziale e lottare non per la giustizia ma per prendere il posto dei padroni. Il vangelo è appello alla conversione radicale per tutti, poveri e ricchi, conversione da realizzare subito. «Anche tra i ricchi Gesù annunzia il Regno che viene. Ma condanna i mali che la ricchezza trascina con sé: vede il ricco prigioniero dei suoi beni portato a escludere ogni altro valore, a considerare i suoi simili strumento della sua avidità. Il ricco epulone della parabola evangelica che banchetta lautamente e non si dà pena di Lazzaro, un povero mendicante affamato e coperto di piaghe, non ne è ancora l’immagine più completa. Lo sono ancor più i suoi cinque fratelli che continuano spensierati a gozzovigliare, insensibili fino al punto che nemmeno un morto risuscitato potrebbe scuoterli». Nella parabola viene mostrato come la prospettiva del futuro abbia peso sull’oggi e come il rapporto dell’uomo con l’uomo abbia un riflesso con il suo definitivo essere innanzi a Dio. Il vangelo è una forza dinamica di trasformazione e di cambiamento «continuo». L’avventura dell’amore, inaugurata da Cristo e proseguita dopo di lui, invitando l’uomo ad acconsentire attivamente alla legge della libertà, ha di fatto causato una progressiva trasformazione dei rapporti tra gli uomini... Non è però un manifesto rivoluzionario e neppure un programma di riforma in materia sociale. E’ qualcosa di più e di più essenziale. Il vangelo non ci insegna nulla sulla rivoluzione. Tentare di costruire una teologia della rivoluzione partendo dal vangelo è illudersi e non cogliere l’essenziale. Sul piano degli obiettivi e dei mezzi, i cristiani e i non cristiani devono fare appello alle risorse della razionalità umana, scientifica e morale; gli uni e gli altri devono ricercare le soluzioni efficaci, anche se i comportamenti concreti possono divergere. Ma i cristiani, presi nell’avventura dell’amore e nella sola misura in cui accettano di viverla come Cristo e alla sua sequela, saranno più attenti a fare in modo che essa non degeneri in nuove oppressioni e in nuovo legalismo.
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