Commento al Vangelo (Lc 17,11-19)
tratto dal Messalino “Sulla Tua Parola" di Settembre-Ottobre 2019
I lebbrosi che nel brano del Vangelo odierno si avvicinano a Gesù sono stati davvero coraggiosi: secondo la legge, dovevano infatti tenersi a debita distanza dai villaggi e annunciarsi tramite dei campanacci legati ai piedi. Come superano la distanza tra loro e Gesù? Con un grido. La loro stessa malattia era un grido che nessuno ascoltava più. Il grido della preghiera copre la distanza tra noi e Dio: non c’è lebbra che tenga, non c’è condizione che possa vincere sulla preghiera. Cosa chiedono? “Abbi pietà!”. Esattamente quello che facciamo noi all’inizio di ogni celebrazione eucaristica: chiediamo che sia colmata la distanza tra noi e Lui. Lo chiediamo a Lui che, solo, può superare questa enorme distanza. Quanto dovremmo lavorare, come cristiani, alla costruzione di vere comunità solidali! Il cristianesimo è una modalità di vivere la fede in maniera personale, ma non solitaria. Il consiglio di Gesù è assurdo: andate a presentarvi ai sacerdoti. Li tratta come fossero già guariti e loro si fidano, e infatti durante il cammino verso il tempio avviene la loro guarigione. Solo uno, rendendo grazie a Dio, sarà salvato. La certezza della nostra fede non si basa su una nostra capacità di coerenza morale, messa a dura prova dal nostro limite e dalle difficoltà della vita, né si fonda sulla nostra fedeltà al Signore: sappiamo quanto siamo infedeli, peccatori, idolatri. E’ lui che rimane fedele: al progetto del Padre e al desiderio dell’uomo. Al Padre che vuole la salvezza per tutti i suoi figli, all'uomo che desidera questa salvezza.
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