Commento al Vangelo (Gv 14,23-29)
tratto dal Messalino “Sulla Tua Parola" di Maggio-Giugno 2019
Quando si parte si saluta. Non così va inteso il commiato di Gesù, che dona ai suoi discepoli la pace, che comprende quei beni messianici che solo Cristo può consegnare, quale frutto della vittoria sull’odio del mondo. Se Gesù sta per tornare al Padre, l’amore dei discepoli deve superare il dramma della partenza e protrarsi al di là del contatto visibile. E’ solo nell’amore che si stabilisce la comunione con Cristo, che permette la sua abitazione e quella di suo Padre nel cuore di coloro che osservano il suo insegnamento evangelico. Non può esserci l’uno, l’amore, senza l’altra, l’osservanza della sua Parola. Anche il Paràclito insegna a far conoscere il nome di Gesù, per condurre il credente alla comprensione del mistero del Figlio unigenito. Gesù sembra andare verso l’umiliazione del calvario, in realtà si dirige verso la realtà piena e definitiva, quella del Padre, più grande di lui. Ciò deve far nascere la gioia, in quanto Gesù può orientare i suoi seguaci verso la casa del Padre, che è pienezza di felicità. Per questo la partenza di Gesù non costituisce una separazione definitiva, anche perché egli ritorna nella potenza dello Spirito Santo. I credenti lo possono sperimentare.
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