sabato 11 maggio 2019

4^ Domenica di Pasqua

Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida
Commento al Vangelo (Gv 10,27-30) 
tratto dal Messalino “Sulla Tua Parola" di Maggio-Giugno 2019

A leggere attentamente il brano di Vangelo di oggi, verrebbe proprio da pensare che Gesù sia affetto da possessività nei nostri confronti, dando per assodato che nella similitudine del Buon Pastore siamo noi il suo gregge. Ma come? Se abbiamo sempre creduto nel Dio di Gesù Cristo come il Dio liberatore, che libera e lascia liberi, che ama l'uomo a tal punto da lasciarlo libero anche di non contraccambiare il suo amore, com'è che ora ci dobbiamo ricredere, sentendoci "afferrati" - come da un artiglio - dalla sua gelosia possessiva? C'è però una differenza tra la gelosia possessiva che a volte noi proviamo nei confronti delle persone che amiamo, e la gelosia del Buon Pastore verso le sue pecore, talmente forte da non permettere che nessuno gliele strappi dalle mani, minacciando addirittura chi ci dovesse provare. La possessività umana - lo abbiamo detto - è disposta a tutto, purché nessuno le strappi dalle mani l'oggetto della gelosia. Gesù Buon Pastore, invece, attua esattamente al contrario: egli è talmente possessivo nei confronti delle sue pecore, le ama talmente tanto che - invece di togliere la vita - "dà loro la vita eterna". Il suo, quindi, è si un amore possessivo e geloso, ma volto a dare la vita, a generare vita, e non a provocare la morte. Ben venga, allora, la gelosia nei confronti delle persone che amiamo, se come fece Gesù - siamo disposti non a togliere la vita, ma a donarla fino in fondo. Perché l'amore vero, anche se geloso, fa vivere e rende liberi.


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