Commento al Vangelo (Gv 14,15-16.23-26)
tratto dal Messalino “Sulla Tua Parola" di Maggio-Giugno 2019
L’invio dello Spirito da parte del Padre avviene per intercessione di Gesù. Egli lo qualifica come “un altro Paràclito”, per indicare che il primo è lui stesso e che l’azione dello Spirito Santo sarà in continuazione con la sua. Questa presenza non risulta passeggera o momentanea, riservata in particolari situazioni, ma sarà “un rimanere per sempre”, una dimora stabile, una presenza duratura. I cristiani sono idonei a percepire la presenza dello Spirito solo se amano il Cristo, nella disponibilità a obbedire ai suoi insegnamenti. La venuta dello Spirito permette l’abitazione di Dio nel credente con la conseguente effusione dell’amore divino. Poiché lo Spirito è l’unione del Padre e del Figlio, in lui si attua la presenza degli altri due. Uno dei compiti dello Spirito riguarda l’ammaestramento del tutto interiore nel cuore del credente. Lo Spirito testimonia la verità degli insegnamenti di Gesù, per farli ricordare, affinché siano gustati in profondità e capiti nella loro continua attualità. Non sono parole che non fanno più presa sul presente, destinate a essere sostituite con altri insegnamenti più moderni. Anzi, nella luce dello Spirito la parola di Gesù brilla nella sua ricchezza.
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