sabato 30 marzo 2019

4^ Domenica di Quaresima

Gustate e vedete come è buono il Signore
Commento al Vangelo (Lc 15,1-3.11-32) 
tratto dal Messalino “Sulla Tua Parola" di Marzo-Aprile 2019

La parabola del figlio prodigo ci parla di un padre che aveva due figli, ma in realtà non ne aveva neppure uno: nessuno dei due si sentiva e si comportò da figlio. Al primo interessava solo l'eredità e appena l'ebbe ricevuta se la squagliò alla veloce, non gli interessava il padre. Il secondo viveva in casa, ma non da figlio, considerava il padre come un padrone che mai gli aveva dato un capretto per far festa con gli amici e si considerava un servo. Osservava le regole, ma non aveva capito il cuore del padre. Ma cosa avrebbero dovuto fare i due figli per evitare, uno di sbandare l'altro di mormorare? Avrebbero dovuto riconoscere subito di non sentirsi figli, ma solo residenti in quella casa. Niente futuro per chi non è figlio, ma per diventarlo deve prima riconoscere di non esserlo e dirlo con tutta sincerità al padre. Chi di noi sente Dio come padre? Se non lo sente, deve umilmente ammetterlo davanti a Lui. Non basta sapere con la testa che Dio è padre come ci hanno sempre detto, bisogna anche sentirlo con il cuore e l'unico che può guarire e aprire in nostro cuore è proprio il padre. Dopo che glielo avremo confessato Lui ci toglierà questa indifferenza. Come funziona il cuore? Il cuore è come un paracadute: funziona solo se lo apri! Se lo tieni chiuso rischi di sfracellarti. Ma lo devi aprire davanti a Dio che lo farà di nuovo funzionare correttamente. Gesù era amico dei peccatori e dei pubblicani e si è scagliato contro i farisei puri e perfetti. E guarda caso: i peccatori si convertirono, ma i perfetti no! I peccatori aprirono il paracadute e si salvarono, i perfetti no!


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sabato 23 marzo 2019

3^ Domenica di Quaresima

Quell'invito a cambiare rotta su ogni fronte
di Padre Ermes Ronchi

Che colpa avevano i diciotto morti sotto il crollo della torre di Siloe? E quelli colpiti da un terremoto, da un atto di terrorismo, da una malattia sono forse castigati da Dio? La risposta di Gesù è netta: non è Dio che fa cadere torri o aerei, non è la mano di Dio che architetta sventure. Ricordiamo l'episodio del "cieco nato": chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché nascesse così? Gesù allontana subito, immediatamente, questa visione: né lui, né i suoi genitori. Non è il peccato il perno della storia, l'asse attorno al quale ruota il mondo. Dio non spreca la sua eternità e potenza in castighi, lotta con noi contro ogni male, lui è mano viva che fa ripartire la vita. Infatti aggiunge: Se non vi convertirete, perirete tutti. Conversione è l'inversione di rotta della nave che, se continua così, va diritta sugli scogli. Non serve fare la conta dei buoni e dei cattivi, bisogna riconoscere che è tutto un mondo che deve cambiare direzione: nelle relazioni, nella politica, nella economia, nella ecologia. Mai come oggi sentiamo attuale questo appello accorato di Gesù. Mai come oggi capiamo che tutto nel Creato è in stretta connessione: se ci sono milioni di poveri senza dignità né istruzione, sarà tutto il mondo ad essere deprivato del loro contributo; se la natura è avvelenata, muore anche l'umanità; l'estinzione di una specie equivale a una mutilazione di tutti. Convertitevi alla parola compimento della legge: " tu amerai". Amatevi, altrimenti vi distruggerete. Il Vangelo è tutto qui. Alla gravità di queste parole fa da contrappunto la fiducia della piccola parabola del fico sterile: il padrone si è stancato, pretende frutti, farà tagliare l'albero. Invece il contadino sapiente, con il cuore nel futuro, dice: "ancora un anno di cure e gusteremo il frutto". Ancora un anno, ancora sole, pioggia e cure perché quest'albero, che sono io, è buono e darà frutto. Dio contadino, chino su di me, ortolano fiducioso di questo piccolo orto in cui ha seminato così tanto per tirar su così poco. Eppure continua a inviare germi vitali, sole, pioggia, fiducia. Lui crede in me prima ancora che io dica sì. Il suo scopo è lavorare per far fiorire la vita: il frutto dell'estate prossima vale più di tre anni di sterilità. E allora avvia processi, inizia percorsi, ci consegna un anticipo di fiducia. E non puoi sapere di quanta esposizione al sole di Dio avrà bisogno una creatura per giungere all'armonia e alla fioritura della sua vita. Perciò abbi fiducia, sii indulgente verso tutti, e anche verso te stesso. La primavera non si lascia sgomentare, né la Pasqua si arrende. La fiducia è una vela che sospinge la storia. E, vedrai, ciò che tarda verrà.


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sabato 16 marzo 2019

2^ Domenica di Quaresima

Il Signore è mia luce e mia salvezza
Commento al Vangelo (Lc 9,28-36) 
tratto dal Messalino “Sulla Tua Parola" di Marzo-Aprile 2019

Il cammino della Quaresima passa dalla tentazione alla trasfigurazione. Nel cammino verso la Pasqua, dopo aver dato l’annuncio della sua fine tragica che si sarebbe consumata a Gerusalemme, Gesù anticipa ad alcuni dei suoi la gloria che lo attende. La scena si compone come fossero due pale d’altare. Nella prima c’è Gesù con Mosè ed Elia immersi dentro l’aura splendente della veste di Cristo. Nella seconda Pietro, Giacomo e Giovanni, oppressi dal sonno, come nell’orto degli Ulivi, come in quella notte parabolica nella quale un nemico passa e semina la zizzania nel buon grano. Mosè è il grande liberatore del popolo di Israele, Elia è il profeta del fuoco e del mistero. I due trovano in Gesù la piena realizzazione di ciò che in loro era anticipato. È Gesù che libera l’uomo dalla grande schiavitù del male e della morte, è Gesù che porta il fuoco dello Spirito e apre una finestra verso il mistero. Con Gesù il mistero si è fatto compagno di viaggio per accompagnare ogni uomo e donna verso la realizzazione piena del proprio destino di gloria. Pietro, l’apostolo dalla testa dura e Giacomo e Giovanni, i due fratelli figli del tuono che volevano farsi giustizia da soli, ora non hanno che da obbedire alla voce che li invita ad ascoltare il Figlio, l’eletto. I tre discepoli non sono credenti da soli, ma dentro una compagnia vocazionale, cioè dentro un’amicizia umana – la Chiesa – che ti aiuta a guardarti dentro e a guardare anzitutto per ciò che Dio vede e opera in te. La Chiesa è l’insieme di coloro che si sono lasciati incontrare da Cristo e in lui si lasciano continuamente innestare per ricevere la linfa vitale della fede.


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venerdì 8 marzo 2019

1^ Domenica di Quaresima

Resta con noi, Signore, nell’ora della prova
Commento al Vangelo (Lc 4,1-13) 
tratto dal Messalino “Sulla Tua Parola" di Marzo-Aprile 2019

La pagina delle tentazioni, tante volte ascoltata, rischia di diventare un’abitudine: sappiamo già come va a finire e allora perdiamo lo stupore dinanzi a questo meraviglioso affresco della nostra vita quotidiana. Gesù ha voluto condividere in tutto la vita dell’uomo, e quindi ne ha condiviso pure le tentazioni che, pur presentandosi in circostanza diverse, sono sempre riconducibili alle tre raccontate dall’episodio odierno. Nel deserto emergono i bisogni fondamentali: il cibo, le cose, Dio. Se ci pensiamo bene, tutta la nostra vita gira intorno a questi tre bisogni primari. Ed è su questo piano che Satana sfida Gesù, lo sfida ab-usando della stessa parola di Dio, perché si sa che la strada dell’Inferno è lastricata di buone intenzioni. Perché aspettare per avere ciò che si desidera? Ogni mezzo è lecito perché il tuo desiderio viene prima di ogni cosa. Questa è la subdola strategia del diavolo. Gesù capisce la trappola: non l’Io, ma Dio prima di tutto, perché solo in D-Io il mio Io è protetto da qualsiasi delusione e sconfitta. Se ci guardiamo attorno ci accorgiamo che tanti altri “signori” tolgono il primato a Gesù: il potere, il successo, l’invidia, l’odio… quanti signori che non sono il Signore. Allora, che fare? Cedere allo sconforto? Pensare che è tutto una bella storiella raccontata per rendere più sopportabile la vita? No. Gesù è il Signore quando inizia ad essere il Signore della vita, e come non può esserlo quando so che lui è risuscitato dai morti? Se lui è il Risorto, allora essere sotto la sua “signoria” significa non essere più sotto le grinfie della morte: questa è la più grande libertà.


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sabato 2 marzo 2019

8^ Domenica del Tempo Ordinario

E’ bello rendere grazie al Signore
Commento al Vangelo (Lc 19,1-10) 
tratto dal Messalino “Sulla Tua Parola" di Marzo-Aprile 2019

Visto tutto ciò che capita nel mondo noi non siamo poi così tanto male! Non uccidiamo, non rubiamo (nel senso di rapina a mano armata, ma se capita di grattare senza troppi danni qualche soldino...) quindi siamo a posto. Invece, la Scrittura di oggi ci invita a leggere la nostra vita puntando in alto, di non paragonarci a chi si comporta peggio, trovandoci passabili, ma confrontandoci col sogno di Dio su di noi. Dio ci vede come dei capolavori, dei pezzi unici, come dei figli. Vuole che – come aquile – voliamo in alto. E' una vera conversione quella che Gesù chiede, un cambiare del tutto l'atteggiamento, un guardare in modo diverso. Siamo tutti peccatori, siamo tutti figli: non abbiamo bisogno, come i bambini dell'asilo, di fare bella figura davanti alla maestra: un padre e una madre conoscono i difetti dei propri figli e amorevolmente li accettano e cercano – insieme – di migliorarli. Gesù invita a guardare i fatti, non i sogni: dai frutti si vedono gli alberi. Frutto buono – albero buono, semplice, no? E' vero! Può essere un'idea interrogarsi sulla propria vita, sulle cose che crediamo importanti, sulle nostre scelte: che frutti danno? Siamo sereni, pieni di vita, capaci di affrontare le avversità? Buon segno, abbiamo messo il Vangelo al centro. Ma se – invece – il lavoro sempre più ingombrante, l'ansia del benessere o la voglia di apparire vi danno inquietudine, interrogatevi ed abbiate l'umiltà della retromarcia. In settimana cominciamo la Quaresima: perché non fare la "penitenza" di entrare in questa logica? Perché non vedere il lato luminoso della vita, invece di vedere sempre il negativo? 


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