sabato 21 dicembre 2019

4^ Domenica di Avvento, Natale e Tempo di Natale

IL MISTERO DEL NATALE
da “La Civiltà Cattolica” (Quaderno 4019)

Il Natale è il mistero dell’Incarnazione e l’annuncio della nostra salvezza. Con il Natale, il cielo è sceso sulla terra, e la liturgia del tempo natalizio ci invita a guardare la luce che viene dall’alto: Dio, l’Eterno, l’Onnipotente si incarna in Gesù e nasce come un bambino, per condividere con l’uomo la precarietà e la povertà dell’esistenza. Si realizza così la profezia dell’«Emmanuele», «Dio con noi» (Is 7,14). Il Natale è una novità assoluta nella storia e segna uno spartiacque tra «prima di Cristo» e «dopo Cristo». Perché Gesù, nascendo, ha presa la storia su di sé, l’ha accettata, l’ha amata, l’ha redenta. Perché si può redimere solo ciò che si ama davvero. L’evento «Gesù» è storicamente accertato, e probanti sono le notizie extrabibliche che lo confermano. Ma la rivelazione dei Vangeli richiede una riflessione di fede, secondo la quale il Gesù storico è il Figlio di Dio. La vita assume così un significato nuovo: il Natale non è solo un mistero che riguarda la storia passata, ma viene a radicarsi nel tempo presente. Una lettura superficiale del Vangelo ci fissa in un’atmosfera di gioia «pastorale», in cui sembrano essere assenti ombre e contrasti. Eppure nel Natale si attua un dramma a più voci: il dramma che l’accettazione di Gesù come figlio provoca nella vita di Maria, sconvolgendola; lo sconcerto di Giuseppe, che viene a conoscere il mistero che prende vita nel grembo della sua sposa. E poi le storie, le vite parallele dei pastori e dei magi. Accanto a queste persone e alle loro storie ci sono anche le tenebre, che rifiutano la luce, ma non possono sopraffarla, come sottolinea l’evangelista Giovanni. Il Natale è un dono al quale dobbiamo rimanere aperti, anche se la nostra vita è forse destinata a essere un lungo «avvento», una continua attesa, una domanda la cui risposta tarda a venire. Ma attendere non vuole dire restare passivi. L’Emmanuele, il Dio che viene in mezzo a noi per sanare i contrasti che ci dividono, per ridarci il senso della fraternità e della figliolanza, ci chiede comunque già da ora di porre mano alla sua opera. Il Natale ci chiama a un tentativo sempre nuovo di rinnovarci, di sentirci solidali e partecipi, al di là della devozione convenzionale. Il Natale diventa così per il credente una vocazione. 

Buon Natale e Felice Anno 2020 a tutti i fedeli della Comunità parrocchiale!
                                                                                           don Nicola e padre Ernesto 


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sabato 14 dicembre 2019

3^ Domenica di Avvento

Vieni, Signore, a salvarci
Commento al Vangelo (Mt 11,2-11) 
tratto dal Messalino “Sulla Tua Parola" di Novembre-Dicembre 2019

Oggi la liturgia richiama la nostra attenzione su due parole importanti. La prima Lettura ci parla del “coraggio”. È l’invito che Dio rivolge al suo popolo per bocca del profeta. Coraggio vuol dire lasciare lavorare il cuore, mettere cuore in ogni cosa. Il coraggio non è un vago sentimento, ma è fare le cose di sempre con uno sguardo e una prospettiva più veri. San Camillo de Lellis, fondatore dei Camilliani, diceva ai suoi frati-medici: “più cuore in quelle mani”. Quando si vive così allora non abbiamo nulla da temere: il Signore farà quello che noi non riusciamo a fare, basta lasciarlo lavorare in noi e attraverso di noi. Tutto diventa positivo, non semplice, ma positivo. Alleniamo le nostre mani per farle diventare le mani stesse di Dio, rafforziamo la muscolatura delle nostre gambe per camminare speditamente e sicure verso le strade che Dio indica e verso gli uomini che aspettano l’annuncio di una novità di vita. L’altra parola importante che l’odierna liturgia porta alla nostra attenzione è “costanza”. Viviamo tempi in cui la costanza non è la virtù più praticata. La società dell’usa e getta ci porta, spesso senza averne coscienza, ad uno stile incostante. Siamo sotto la dittatura del “Mi va, non mi va. Me la sento, non me la sento”. Ma cosa produce questo approccio alla vita? Delusione su delusione, costruzioni incomplete, progetti rimasti nel cassetto. Forse coloro ai quali si rivolge Giacomo iniziano a sentire che i tempi di Dio non corrispondono ai loro tempi e inizia un certo lassismo o delusione. Non sarà tutta un’illusione? Chi di noi non è stato toccato, almeno una volta nella vita, da questo drammatico dubbio? Questo accade perché attendiamo la venuta del Signore nel tempo e non nella vita.


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sabato 7 dicembre 2019

Immacolata Concezione della B. V. Maria

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie
Commento al Vangelo (Lc 1,26-38) 
tratto dal Messalino “Sulla Tua Parola" di Novembre-Dicembre 2019

La Chiesa oggi si complimenta con Maria chiamandola “tutta bella”. Maria, come mostra il Vangelo odierno, non eccelle nell’apparenza: di semplice famiglia, viveva umilmente a Nazareth, un paesino quasi sconosciuto. E non era famosa: anche quando l’angelo la visitò nessuno lo seppe, quel giorno non c’era lì alcun reporter. La Madonna non ebbe nemmeno una vita agiata, ma preoccupazioni e timori: fu “molto turbata”, dice il Vangelo. Tuttavia, la piena di grazia ha vissuto una vita bella. Qual era il suo segreto? Possiamo coglierlo guardando ancora alla scena dell’Annunciazione. In molti dipinti Maria è raffigurata seduta davanti all’angelo con un piccolo libro in mano. Questo libro è la Scrittura. Così Maria era solito ascoltare Dio e intrattenersi con Lui. La Parola di Dio era il suo segreto: vicina al suo cuore, perse poi carne nel suo grembo. Rimanendo con Dio, dialogando con Lui in ogni circostanza, Maria ha reso bella la sua vita. Non l’apparenza, non ciò che passa, ma il cuore puntato verso Dio fa bella la vita. Guardiamo oggi con gioia alla piena di grazia. Chiediamole di aiutarci a rimanere giovani, dicendo “no” al peccato, e a vivere una vita bella, dicendo “sì” a Dio.

Papa Francesco, Angelus, 8 Dicembre 2017


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