Carissimi fratelli
e sorelle di fede,
non
vorrei dirvi delle parole che fanno
emozionare, ma che esprimono la mia emozione! Non parole di circostanza, ma
parole che raccontano un evento! L’evento atteso da generazioni di credenti, ma
sorprendente per la modalità utilizzata! Annunciato a tutti gli uomini dai
profeti dell’antico testamento, ma accolto solo da un resto di uomini e donne,
quelli più poveri, disprezzati (pastori) e stranieri (i magi)! Questo è il
Natale!
È
l’evento del Dio… bambino, dell’immenso che si fa piccolo, del totalmente altro
che diventa un altro come te e me, dell’inconoscibile Dio che diventa uomo
conosciuto da tutti per la sua umile origine (figlio di Maria e Giuseppe di
Nazareth), del Creatore che si fa piccola creatura, del Dio lontano che si fa
prossimo, si fa vicino. Talmente vicino da farsi chiamare Emmanuele, Dio-con-noi!
Vorrei raccontarvi la gioia dei personaggi del
Vangelo che stupiscono e ammutoliscono di fronte al bimbo di Betlemme, quel
bimbo il cui destino è la volontà di Dio di dare salvezza a tutti gli uomini.
Questo è il significato del nome Gesù: Dio salva!
Carissimi amici in questo mio primo Natale
mogorese desidero ribadire che sono felice di stare in mezzo a voi e di
condividere questa festa che ha il gusto delle cose di casa, delle cose di
famiglia. Pian piano state imparando a conoscermi e io sto imparando a
conoscere voi e pure a volervi bene. Stiamo cominciando a condividere un po’ di
vita che scorre attraverso vicende liete e meno liete, attraverso le vostre
gioie e pure attraverso le vostre sofferenze.
Il Dio bambino porti consolazione nei cuori di
coloro che piangono per la perdita di una persona cara, un genitore oppure il
coniuge, a volte persino per la perdita di un figlio.
Il bimbo
di Betlemme infonda vigore nei corpi affaticati degli anziani e dei malati.
Porti la gioia in particolar modo nei cuori di coloro che a causa di malattie
molto gravi sono inchiodati al letto e non possono esprimere l’augurio di buon
Natale nei confronti dei loro cari neppure con un abbraccio, ma solo con lo
sguardo.
Gesù bambino porti nuove prospettive di lavoro
alle famiglie disperate per la mancanza di una minima fonte di reddito. Porti
desiderio di serenità e magari di riconciliazione nelle famiglie divise. Porti
luce e pace nei cuori tormentati dal rancore per l’incapacità di perdonare gli
altri e pure se stessi.
Gesù bambino porti un po’ di inquietudine nei
cuori di coloro a cui la vita va sempre bene, perché possano guardarsi attorno
per condividere con i meno fortunati almeno parte di ciò che sono e di ciò che
hanno.
Il Dio fatto uomo porti pace e serenità anche a questa nostra comunità parrocchiale,
piccola porzione del popolo di Dio. Sappia continuare a rimboccarsi le maniche.
Non perda tempo in questioni inutili su chi conta di più o conta di meno, su
chi è più o meno importante, ma si dedichi anima e corpo ai problemi reali in
particolar modo all’emergenza educativa nei confronti delle giovani
generazioni. La nostra parrocchia così povera di giovani si interroghi e perda
il sonno se non ha fatto tutto il possibile per annunciare loro il Cristo nato,
morto e risorto.
Il bambino della mangiatoia trasformi in
assillo la ricerca del bene comune nelle istituzioni e nelle associazioni
perché l’obiettivo del servizio sia sempre al primo posto. La crisi, non solo
economica, che attraversiamo faccia sperimentare nuove strade di carità e di
condivisione perché tutti si sentano figli di Dio e fratelli tra loro!
In tempi bui, come quelli descritti dal profeta
Isaia nella prima lettura della messa di mezzanotte, possiamo tutti contemplare
la luce gioiosa di Colui che può colmare il nostro bisogno di senso in tutto
ciò che siamo, facciamo e viviamo.
Auguri di cuore!
vostro
don Giovanni