sabato 24 dicembre 2011

È Natale! È l’inizio della nostra salvezza!

Carissimi fratelli e sorelle di fede,
non vorrei dirvi delle parole che  fanno emozionare, ma che esprimono la mia emozione! Non parole di circostanza, ma parole che raccontano un evento! L’evento atteso da generazioni di credenti, ma sorprendente per la modalità utilizzata! Annunciato a tutti gli uomini dai profeti dell’antico testamento, ma accolto solo da un resto di uomini e donne, quelli più poveri, disprezzati (pastori) e stranieri (i magi)! Questo è il Natale!
È l’evento del Dio… bambino, dell’immenso che si fa piccolo, del totalmente altro che diventa un altro come te e me, dell’inconoscibile Dio che diventa uomo conosciuto da tutti per la sua umile origine (figlio di Maria e Giuseppe di Nazareth), del Creatore che si fa piccola creatura, del Dio lontano che si fa prossimo, si fa vicino. Talmente vicino da farsi chiamare Emmanuele, Dio-con-noi!
Vorrei raccontarvi la gioia dei personaggi del Vangelo che stupiscono e ammutoliscono di fronte al bimbo di Betlemme, quel bimbo il cui destino è la volontà di Dio di dare salvezza a tutti gli uomini. Questo è il significato del nome Gesù: Dio salva!
Carissimi amici in questo mio primo Natale mogorese desidero ribadire che sono felice di stare in mezzo a voi e di condividere questa festa che ha il gusto delle cose di casa, delle cose di famiglia. Pian piano state imparando a conoscermi e io sto imparando a conoscere voi e pure a volervi bene. Stiamo cominciando a condividere un po’ di vita che scorre attraverso vicende liete e meno liete, attraverso le vostre gioie e pure attraverso le vostre sofferenze.
Il Dio bambino porti consolazione nei cuori di coloro che piangono per la perdita di una persona cara, un genitore oppure il coniuge, a volte persino per la perdita di un figlio.
 Il bimbo di Betlemme infonda vigore nei corpi affaticati degli anziani e dei malati. Porti la gioia in particolar modo nei cuori di coloro che a causa di malattie molto gravi sono inchiodati al letto e non possono esprimere l’augurio di buon Natale nei confronti dei loro cari neppure con un abbraccio, ma solo con lo sguardo.
Gesù bambino porti nuove prospettive di lavoro alle famiglie disperate per la mancanza di una minima fonte di reddito. Porti desiderio di serenità e magari di riconciliazione nelle famiglie divise. Porti luce e pace nei cuori tormentati dal rancore per l’incapacità di perdonare gli altri e pure se stessi.
Gesù bambino porti un po’ di inquietudine nei cuori di coloro a cui la vita va sempre bene, perché possano guardarsi attorno per condividere con i meno fortunati almeno parte di ciò che sono e di ciò che hanno.
Il Dio fatto uomo porti pace e serenità  anche a questa nostra comunità parrocchiale, piccola porzione del popolo di Dio. Sappia continuare a rimboccarsi le maniche. Non perda tempo in questioni inutili su chi conta di più o conta di meno, su chi è più o meno importante, ma si dedichi anima e corpo ai problemi reali in particolar modo all’emergenza educativa nei confronti delle giovani generazioni. La nostra parrocchia così povera di giovani si interroghi e perda il sonno se non ha fatto tutto il possibile per annunciare loro il Cristo nato, morto e risorto.
Il bambino della mangiatoia trasformi in assillo la ricerca del bene comune nelle istituzioni e nelle associazioni perché l’obiettivo del servizio sia sempre al primo posto. La crisi, non solo economica, che attraversiamo faccia sperimentare nuove strade di carità e di condivisione perché tutti si sentano figli di Dio e  fratelli tra loro!
In tempi bui, come quelli descritti dal profeta Isaia nella prima lettura della messa di mezzanotte, possiamo tutti contemplare la luce gioiosa di Colui che può colmare il nostro bisogno di senso in tutto ciò che siamo, facciamo e viviamo.
Auguri di cuore!

vostro don Giovanni