venerdì 23 settembre 2016

Calendario liturgico del 25 Settembre 2016

XXVI Domenica del Tempo Ordinario
TRA POVERTÀ E RICCHEZZA

La parabola di Lazzaro e del ricco, rivela il cammino dell’uomo verso l’Eterno

Gesù ci pone sempre davanti a due realtà, a due atteggiamenti, a due proposte di vita tra le quali poter scegliere. Nella parabola sono presentati due personaggi uno povero e mendicante e un ricco. La differenza che sottolinea Gesù non è nella loro posizione sociale ma nel diverso approccio verso la vita. Per prima vi è il ricco che pensa a trascorrere le giornate solo a banchettare e a soddisfare i propri desideri. Non si cura degli altri che gli stanno intorno e neanche pensa alle loro necessità e ai loro bisogni. Egli pensa solo a se stesso. Poi arriva il mendicante che è uno escluso dal consenso sociale: è trattato peggio dei cagnolini; è un emarginato, non ha di che sostenersi. A questi due atteggiamenti poi corrispondono due realtà che tra loro sono incomunicabili: il paradiso e l'inferno. Sono la rappresentazione della nostra scelta di vita: quanto interviene Dio nella nostra vita? Come lo dimostriamo, nella carità, nella nostra fede? La risposta a queste domande non è il castigo di un Dio giudice e senza misericordia ma è la conseguenza della nostra scelta di vita, attuata in piena libertà e che Dio poi rispetta. Dio ci offre continuamente la possibilità di salvezza e la stessa parabola ne parla. È Dio che «aveva già parlato nei tempi antichi molte volte ed in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti» come dice l'autore della Lettera agli Ebrei; e ha anche mandato il suo Figlio. L'accenno finale della parabola si riferisce proprio alla redenzione che si compie attraverso la morte e resurrezione di Gesù Cristo. Noi, dunque, non abbiamo scusanti per la nostra negligenza e abbiamo il dovere di annunciare questo messaggio di salvezza a chi non lo ha ancora recepito, perché Gesù ci dice: «quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti». 
Monaci Benedettini Silvestrini 


sabato 17 settembre 2016

Calendario liturgico del 18 Settembre 2016

La vera scaltrezza è
“METTERE A FRUTTO I DONI DI DIO”

La Chiesa italiana celebra, oggi, il Congresso Eucaristico a Genova

La ricchezza, di solito, spinge a creare muri, installare allarmi, montare cancelli, separare e dividere gli uomini tra loro creando discriminazioni. Gesù invita i suoi discepoli a invertire la rotta: «fatevi degli amici con la ricchezza». Sì, perché le persone valgono più delle cose e contano più delle ricchezze possedute. Perché, nel gioco della vita, vince davvero non chi ha tante ricchezze, ma chi crea e mantiene vivi tanti legami, tante relazioni, tante amicizie attraverso le diverse “ricchezze” messe nelle sue mani. Verrebbe la tentazione di affermare che quello che Gesù oggi ci dice forse non ha “niente di sacro”. Ma di sicuro è espressione di grande sapienza del vivere.
Del resto, Gesù dà anche la motivazione della sua esortazione: «fatevi degli amici con la ricchezza… perché essi vi accolgano nelle dimore eterne». Ad accoglierci in Paradiso, se saremo capaci di trasformare le ricchezze in strumenti di comunione, non ci sarà soltanto Dio, ma anche coloro ai quali ci saremo legati amministrando bene quanto il buon Dio ha messo nelle nostre mani! «E ora cosa farò?», si domanda angosciato l’amministratore trovatosi in cattive acque! Una domanda che può sorgere in ognuno di noi dopo aver ascoltato questa pagina del Vangelo. «Sono ancora in tempo – dovremmo chiederci – per farmi amici con la ricchezza? ». «Certo!», ci risponde Gesù. Finora sei stato “disonesto”? Comincia a sanare il male che hai compiuto con il bene! Hai causato lacrime? Rendi felice qualcuno! Hai rubato? Dona a chi è nel bisogno! (É significativo che nella domenica del Congresso Eucaristico siamo invitati a spezzare il pane con chi è rimasto vittima del terremoto).
Agendo così, saremo lodati dal Signore «perché abbiamo agito con scaltrezza», cioè con    la sapienza di chi si riconosce figlio di Dio e mette in gioco sé stesso per il Regno.
+ Nunzio Galantino
 

Sabato 17 e Domenica 18 Settembre
COLLETTA CARITAS “PRO-TERREMOTO”

indetta dalla Conferenza Episcopale Italiana 

giovedì 15 settembre 2016

Congresso Eucaristico Nazionale

La Chiesa Italiana celebra
IL XXVI CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE

Genova, 15-18 Settembre 2016



PREGHIERA DEL XXVI CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE

O Dio, Padre buono,
con viscere di misericordia
sempre ti chini su di noi
piccoli e poveri,
viandanti sulle strade del mondo,
e ci doni, in Cristo tuo Figlio
nato  dalla Vergine Maria,
la Parola che è lampada
ai nostri passi
e il Pane che ci fortifica
lungo il cammino della vita.
Ti preghiamo:
fa’ che, nutriti al convito eucaristico,
trasformati e sospinti dall’Amore,
andiamo incontro a tutti
con cuore libero e sguardo fiducioso
perché coloro che Ti cercano
possano trovare una porta aperta,
una casa ospitale,
una parola di speranza.
Fa’ che possiamo gustare
la gioia di vivere gli uni accanto agli altri
nel vincolo della carità
e nella dolcezza della pace.
Desiderosi di essere da Te accolti
al banchetto del tuo Regno di eterno splendore,
donaci la gioia di avanzare nel cammino della fede,
uniti in Cristo, nostro amato Salvatore. Amen.

sabato 10 settembre 2016

Calendario liturgico dell'11 Settembre 2016

La logica del perdono divino
LA MISERICORDIA DEL PADRE

Tre parabole che rivelano l’amore di Dio per le sue creature 

“Si avvicinarono a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: Costui riceve i peccatori e mangia con loro. Allora egli disse loro questa parabola...” (Lc 15,1-2).
A un uditorio di mormoratori Gesù racconta le tre parabole dei perduti ritrovati. Quale nuova idea di Dio ci rivelano? Tra tutte le parabole sono indubbiamente le più sconvolgenti perché ci insegnano anzitutto che Dio si interessa di ciò che è perduto e che prova grande gioia per il ritrovamento di ciò che è perduto. Inoltre, Dio affronta le critiche per stare dalla parte del perduto: il padre affronta l’ira del figlio maggiore con amore, con pace, senza scusarsi. Gesù affronta le critiche fino a farsi calunniare. Critiche che si riproducono continuamente e quasi infallibilmente. Perché tutte le volte che la Chiesa si ripropone l’immagine di Dio che cerca i perduti, nasce il disagio. E ancora, Dio si interessa anche di un solo perduto. Le parabole della pecorella perduta e della donna che fatica tanto per una sola dramma perduta, hanno del paradossale per indicare il mistero di Dio che si interessa anche di uno solo perduto, insignificante, privo di valore, da cui non c’è niente di buono da ricavare. Ciò non significa evidentemente che dobbiamo trascurare i tanti, però è un’immagine iperbolica dell’incomprensibile amore del Signore. Per questo l’etica cristiana arriva a vertici molto esigenti, che non sempre comprendiamo perché non riusciamo a farci un’idea precisa della dignità assoluta dell’uomo in ogni fase e condizione della sua vita.  
Carlo Maria Martini


martedì 6 settembre 2016

Una piacevole riscoperta ...

Natività della Beata Vergine Maria
Beata sei tu, o Vergine Maria, e degna di ogni lode:
da te è nato il sole di giustizia, Cristo nostro Dio

 L'antico simulacro esposto alla pubblica venerazione dei fedeli  


Dopo una paziente opera di manutenzione e di ripristino, in occasione della Festa liturgica della Natività di Maria Vergine (8 Settembre) e sino a al 15 Settembre, l'urna con il simulacro della B. V. Maria Bambina rimarrà esposta alla pubblica venerazione dei fedeli.

L'origine e il significato della Festa: clicca qui
 

sabato 3 settembre 2016

Calendario liturgico del 4 Settembre 2016

XXIII Domenica del Tempo Ordinario 
LA VIA DELLA SEQUELA
Essere discepoli di Gesù richiede un impegno radicale e totale

Gesù, la folla, i discepoli. Le parole esigenti del Rabbì mettono a nudo, scavano nel cuore un solco profondo nel quale ciascuno dei discepoli può provare a leggere la sua verità. Chi sto seguendo? Quali sono le parole che nutrono la mia vita? Quali sono i criteri in base ai quali scelgo, rinuncio, dico dei sì oppure dei no? Quali sono i miei sogni? Le parole di Gesù sono per la folla, non solo per alcuni. Le condizioni per essere discepoli che troviamo in questa pagina di Luca sono per tutti. Non è solo roba da preti, frati o suore…
Per tutti Gesù lancia un invito, una possibilità. Già diverse volte siamo passati da questa proposta che il Signore lancia a coloro che intrecciano il suo cammino. In queste righe, però, si tocca quello che gli studiosi chiamano il radicalismo di Luca. Tutta la forza paradossale delle parole di Gesù è conservata in questi versetti. Il verbo greco che traduciamo con "odiare" non vuole contraddire il comandamento dell'amore verso i propri genitori, i famigliari e nemmeno proporre una forma di masochismo nell'odiare la propria vita. Gesù fa una proposta forte, radicale, che lascia senza fiato: è l'esigenza di un amore che supera quello dei legami famigliare e affettivi. Al discepolo è chiesto un "di più".
Allora mi viene spontaneo chiedermi dove si vede, nella nostra vita di cristiani, questo "di più". Amo mio marito o mia moglie con questo "di più", ributtandomi con fiducia nella volontà di Dio anche nei momenti di incomprensione e di fatica? Amo mio figlio non legandolo a me, ai miei progetti o desideri e sono pronto a metterlo nelle mani di Dio, al "di più" promesso da Gesù? Amo la mia comunità senza legarla a me, ai miei gusti, ai miei pallini, senza creare partiti e divisioni, senza escludere nessuno, accetto che il "di più" del Vangelo mi chieda di cercare il mare aperto e di smetterla di stare a sgambettare a riva? Forse proprio questo è portare la croce. Non solo sopportare una malattia o un evento imprevisto e doloroso, non solo gestire con fede una situazione inaspettata che arriva tra capo e collo. La croce non è solo ciò che accade senza preavviso, ma è la conseguenza di una libera scelta che il discepolo compie in nome del Vangelo e che lo espone alla fatica, alla derisione, all'incomprensione. La croce la porto perché l'ho scelta e sapevo bene quello che stavo per fare. Come Gesù. Come il mio Signore.
 
Roberto Seregni