martedì 19 aprile 2016

La Diocesi di Ales-Terralba accoglie il nuovo Vescovo

Ales, 17 Aprile 2016
S. E. MONS. ROBERTO CARBONI É VESCOVO
"Benedetto colui che viene nel nome del Signore"

 
Il discorso del nuovo Vescovo, al termine della celebrazione liturgica

Cari fratelli e sorelle,
mentre questa memorabile giornata volge al termine, voglio condividere con voi alcune riflessioni che mi hanno accompagnato nella preparazione al grande e impegnativo mandato che la Provvidenza di Dio, tramite il Santo Padre Francesco, mi ha affidato. Di fronte all’immenso dono che ho ricevuto e all’esigente e tremenda risposta a cui sono chiamato dalla consacrazione come vescovo, successore degli Apostoli, sorge nel mio cuore un verso del Salmo 115, 12: “Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato: alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore”. Ebbene, non vi è dubbio che oggi tutti noi, senza distinzione, abbiamo sperimentato la generosità del nostro Dio Trinità, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e ora siamo invitati a restituirgli non cose, ma il dono di noi stessi, l’assenso della nostra mente e la lode del nostro cuore.

In questa solenne celebrazione il Signore ci fa il dono di sperimentare la Chiesa nella molteplicità dei suoi carismi e vocazioni, radunandoci attorno ai nostri vescovi, chiamati a guidare le comunità cristiane della Sardegna come successori degli Apostoli e testimoni dell’unità della Chiesa. E accanto ad essi troviamo i loro primi collaboratori: i presbiteri e i diaconi, ma anche i religiosi e le religiose chiamati ad essere sale e lievito nella vita della Chiesa e infine, ma non perché siano meno importanti ma perché da essi tutti veniamo, i laici, il popolo di Dio a cui tutti apparteniamo. Sì, abbiamo sperimentato la nostra realtà di Chiesa che si raduna per celebrare il Signore, che lo implora, che lo ringrazia, che ascolta la Sua voce e gli prometta fedeltà e coerenza di vita.  Stiamo partecipando ad un solenne segno di comunione fra tutti coloro che ci diciamo cristiani e vogliamo vivere seguendo Cristo, ascoltando la Sua voce, dando la vita per Lui. Ecco fratelli e sorelle, il protagonista di questa celebrazione non sono io, il vescovo appena consacrato, ma è la Chiesa, siamo tutti noi che sperimentiamo in forma solenne e straordinaria questa unità del corpo di Cristo, qui ci sosteniamo gli uni gli altri, qui ci incoraggiamo a vicenda nel cammino di fedeltà al Signore Gesù qui ci diciamo l’uno l’altro: sì, io credo!
Tutto il popolo di Dio ha ricevuto doni dal Signore, ma in modo speciale i cristiani e le cristiane, i giovani, i bambini, gli anziani, i lavoratori e le lavoratrici, i disoccupati, i poveri, i ricchi, tutti quelli che si riconoscono nella Chiesa di Dio di Ales-Terralba. Coloro che ogni giorno si sforzano di vivere nella fedeltà la propria vocazione di battezzati. Oggi hanno ricevuto dal Signore il segno che non sono lasciati soli, che la Chiesa li ama e pensa a loro. Cari fratelli e sorelle, voi mi siete affidati dalla Chiesa. Però io stesso sono affidato dalla Chiesa a tutti voi. Sì, il vescovo è di tutti e voi dovete prendervi cura di me: non posso essere lasciato solo, senza la vostra preghiera quotidiana, senza il vostro sostegno nella fede, il vostro consiglio, la vostra amicizia e vicinanza.
Anche io ho ricevuto molto dal Signore: la fiducia del Santo Padre Francesco, il dono della pienezza del sacerdozio, l’accoglienza fraterna e calorosa degli altri vescovi, l’abbraccio dei presbiteri, dei diaconi dei seminaristi e di tutti i cristiani a cui sono inviato. La nostra è una Chiesa ricca di storia, di santi uomini e donne, ricca di impegno e sofferenza, fiera come è la gente di Sardegna ma aperta e amichevole. Industriosa anche se ferita nel suo diritto al lavoro e alla vita degna. Dal Pastore di questa diocesi prima di me, Mons. Giovanni Dettori ricevo una Chiesa che ha voluto essere fedele a Cristo, che si è sforzata di crescere nella carità, di farsi prossima e madre, di alzare la sua voce per coloro che sono emarginati e dimenticati.
“Che cosa renderò al Signore per quanto ci ha dato” Si chiede il salmo? Ci invita ad alzare il calice della salvezza. E noi lo abbiamo alzato, il calice che è il sangue di Cristo che ci salva, che ci unisce, che ci riconcilia.
Siamo chiamati oggi a rendere grazie al Signore e non voglio sottrarmi a questo rendimento di grazie, a lodare e benedire Dio per i tanti segni della Sua bontà. Benedico per i miei genitori che già contemplano il volto del Padre, che oltre alla vita mi hanno fatto il dono della fede, hanno favorito e sostenuto la mia vocazione religiosa e sacerdotale. Benedico Dio per mia sorella e mio fratello e le loro famiglie che sempre hanno sorretto ed incoraggiato il mio cammino; ringrazio per tutta la grande famiglia allargata dei parenti che creano quel tessuto importante di relazioni, di affetto e dialogo che fa crescere in umanità e ci fa sentire partecipi di una lunga storia di salvezza. Benedico il Signore per i tanti amici e amiche che venendo da molte parti hanno voluto essere qui per testimoniarmi il loro affetto e ringraziare con me il Signore.
Benedico e ringrazio Dio per la vita cristiana vissuta nella mia comunità d’origine, per l’indimenticabile Don Pietro Mameli che mi ha dato un esempio luminoso di vita sacerdotale, per Monsignor Giovanni Pes che mi ha ordinato presbitero ed è stato esempio di Pastore saggio e forte per la nostra Chiesa di Alghero-Bosa. Il nostro piccolo paese, Scano Montiferro, è ricco di vocazioni sacerdotali e religiose: tutti ricordo con affetto, e agli scanesi che hanno voluto essere qui per questa celebrazione con il sindaco, signor Franco Frascaro e il parroco, il caro Don Antonello Putzolu, rivolgo un saluto speciale.
Un posto speciale nella mia gratitudine al Signore lo ha la mia famiglia religiosa dei frati minori conventuali, oggi rappresentata dal Ministro generale Fra Marco Tasca e dal Ministro provinciale fra Salvatore Sanna e da tanti confratelli delle varie comunità della Sardegna e della penisola.  Da essa ho ricevuto tutto, soprattutto l’esempio di vita di tanti frati santi che nel nascondimento quotidiano si sono spesi per la Chiesa e per il Signore, seguendo l’esempio di san Francesco. Voglio esprimere un grazie speciale a S.E. Mons Paolo Atzei, già mio Ministro provinciale, e consacrante principale in questa ordinazione, insieme con Mons. Mauro Morfino, vescovo della mia Diocesi e Mons. Giovanni Dettori che mi consegna simbolicamente la Chiesa di Dio che vive in questa diocesi di Ales Terralba.
Voglio ringraziare tutti i vescovi della Sardegna, coloro che attualmente guidano come Pastori le Chiese sorelle  - ed in particolare il Metropolita di Oristano, Mons. Ignazio Sanna di cui Ales-Terralba è diocesi suffraganea - e coloro che hanno speso la loro vita in questo servizio ed ora continuano a servire la comunità cristiana con la preghiera e il consiglio, e altri vescovi amici e confratelli venuti da Roma  che hanno voluto  stare qui oggi per testimoniare la loro vicinanza, la comunione ecclesiale, la fraternità apostolica. Mi commuove il gesto di amicizia di Mons. Claudio Gugerotti, Nunzio apostolico in Ucraina e carissimo amico che non ha voluto mancare a questo appuntamento.
Non posso dimenticare la Chiesa cubana, il popolo di Dio e i suoi pastori, che mi ha dato tanto, insegnato ad essere cristiano, pastore e religioso attraverso la testimonianza di una fede perseverante in un ambiente difficile, talvolta ostile, sempre esigente. In quel contesto ho avuto la possibilità di conoscere e apprezzare l’allora Nunzio, Mons. Angelo Becciu, attualmente sostituto delle Segreteria di Stato, che ringrazio per la sua amicizia e vicinanza.
Cari fratelli e sorelle, ci sono tanti motivi per ringraziare Dio del bene ricevuto spesso in forma anonima, silenziosa, umile. C’è un lungo elenco di nomi e volti che sono presenti al mio cuore e che il Signore conosce.  Chiedo a Lui di ricompensare ciascuna di queste persone con la Sua Grazia e il Suo Amore.
Ai fratelli e sorelle cristiani della chiesa di Dio in Ales- Terralba che mi accolgono con affetto dico: Grazie! Non vorrei qui fare un elenco dettagliato di coloro che ringrazio per l’attenzione, la partecipazione, il lavoro e l’impegno per realizzare degnamente questo momento di fede e di festa. Abbraccio tutti: i miei presbiteri, i diaconi, i seminaristi, i religiosi e le religiose, tutti i cristiani con un ricordo speciale per le persone ammalate, gli anziani, le persone sole. Abbraccio i giovani, quelli che amano e seguono Cristo, quello che sono ancora in ricerca e quelli che a volte sono chiamati “i lontani” ma lontani non sono dal cuore di Dio che vuole incontrali ed abbracciarli con la sua Misericordia. Toccherà a noi avvicinarci a questi fratelli. Sono grato al sindaco di Ales, avvocato Simonetta Zedda, e alle altre alle autorità politiche, civili e militari di Ales, Oristano e Cagliari - che ci onorano con la loro presenza - per la loro collaborazione e attenzione. Grazie agli amministratori della cosa pubblica del nostro territorio che si sforzano di rendere, con il loro lavoro e impegno, più umana e serena la vita di tutti. A tutti chiedo la preghiera. E se non sapete o volete pregare, dirò con Papa Francesco” auguratemi di far bene”. Mi metto in cammino per le vostre strade, per camminare con voi. So che a volte il Signore mi chiederà di mettermi davanti per guidarvi, ma altrettante volte starò a vostro fianco e talvolta in fondo con gli ultimi per aspettarli, sull’esempio del Grande Pastore, il Signore Gesù, che sa aspettare, che sa stimolare il cammino, che sa farsi compagno di strada. La liturgia di oggi, domenica del Buon Pastore è già un programma di vita, una ispirazione, un modello di stile del servizio episcopale.
Nella nostra diocesi abbiamo il celebre santuario mariano di santa Maria ad Aquas. La madre di Dio sempre presente fra i suoi figli, come alle nozze di Cana per intercedere, per alleviare con la sua presenza le povertà che abbiamo. Sì, ci sono tante povertà qui in questa terra: povertà di lavoro, povertà di possibilità, povertà di servizi, a volte povertà di umanità. Ma anche ci sono ricchezze: il desiderio di crescere, di camminare in una vita “buona e bella” senza rassegnarsi alla disperazione, ma con il desiderio di combattere per il bene di tutti, accendendo ogni volta il piccolo lume della speranza.  Ecco, vogliamo invocarla così la Nostra Madre Maria, Santa Maria della Speranza. Prega per noi. Sia lei a guidarmi e guidarci tutti nel cammino di fedeltà al Signore, alla sua Chiesa. Amen!

+ Roberto Carboni